Archimede di Siracusa traduzione
Traduzione dall’Inglese di Sara ed Elisa Cappellano (I Q), Laura Li Greci (I N), Martina La Monica(I Q), tratta da “{a history of} p” di Petr Beckmann, St.Martin’s Press, pag. 62 – 72. a cura della Prof.ssa M. G. Pupello
Archimede di Siracusa
Gli studiosi sono uomini privilegiati; pochi
di loro conoscono il Greco, e la maggior
parte di loro non sa nient’altro.
Quando Newton disse:” Se ho visto più di altri, è perché stavo sulle spalle dei giganti ", uno dei giganti che doveva avere in mente era Archimede di Siracusa, il più brillante matematico, fisico e ingegnere dell’antichità. Poco si sa della sua vita. Nacque intorno al 287 a.C a Siracusa, figlio dell’astronomo Fidia, e a quanto pare trascorse gran parte della sua vita a Siracusa. Studiò presso l’Università di Alessandria sia sotto gli immediati successori di Euclide, sia sotto Euclide stesso. Era un amico e parente di Gerone II, re di Siracusa, per il quale progettò le macchine da guerra utilizzate contro gli aggressori romani, e la cui corona fu coinvolta nella scoperta della legge della spinta verso l’alto che porta il suo nome. Gerone (correttamente) sospettò che la sua corona non fosse d’oro puro e chiese ad Archimede di indagare senza danneggiarla. Si sa che Archimede meditò sul problema mentre si faceva un bagno e trovò la risposta, non appena osservò il livello dell’acqua alzarsi sino a sommergere il suo corpo. Gridando:”EUREKA! Ho trovato!”, dice questa leggenda, corse nudo per le strade di Siracusa per dire a Gerone della sua scoperta. Il suo libro sui corpi galleggianti va ben oltre la legge di Archimede e comprende complicati problemi di stabilità. Allo stesso modo Sull’Equilibrio dei Piani va oltre il principio della leva e risolve complicati problemi come trovare il baricentro di un segmento parabolico. In queste, come in altre sue opere, Archimede utilizza l’approccio euclideo: da un insieme di semplici postulati, deduce le sue affermazioni con logica impeccabile. Come primo scrittore che costantemente legò matematica e fisica, Archimede è diventato il padre della fisica come scienza. La fisica di Aristotele fu pubblicata un secolo prima, ma è solo una lunga sfilza di speculazioni infondate, totalmente prive di qualsiasi relazione quantitativa. Archimede è stato anche il primo ingegnere scientifico, l’uomo alla ricerca di principi generali che applicò a specifici problemi d’ingegneria. La sua applicazione del principio della leva per le macchine da guerra in difesa di Siracusa sono ben noti, inoltre applicò ancora lo stesso principio per trovare il volume del segmento di una sfera con un metodo di bilanciamento insolitamente bello di cui avremo più da dire più avanti in questo capitolo. Ha usato lo stesso metodo per determinare i volumi di altri solidi di rotazione (ellissoide, paraboloide, iperboloide) e per trovare il centro di gravità del semicerchio e dell’emisfera. Non è noto quante opere di Archimede siano andate perdute (una delle più importanti, Il Metodo, è venuta alla luce solo nel 1906), ma i suoi libri rimasti, tra cui Sulle Spirali, Sulla Misurazione del Cerchio, La Quadratura della Parabola, Sui Conoidi e Sferoidi, Sulla Sfera e il Cilindro, Il Libro dei Lemmi e altri, sono ineguagliate da qualsiasi altro prodotto dell’antichità.
Archimede di Siracusa e il Volume della Sfera
Archimede di Siracusa è stato un matematico, astronomo, fisico e inventore di grande genialità. È uno dei massimi scienziati della storia. Nacque a Siracusa, in Sicilia nel 287 a.C, ma compì i suoi studi in Alessandria con i seguaci di Euclide. La sua fama è legata soprattutto alle sue scoperte nel campo della geometria e dell'idrostatica. In meccanica creò la vite senza fine, la carrucola mobile, le ruote dentate. Si deve a lui la teoria della leva che lo portò a pronunciare la famosa frase «Datemi un punto d'appoggio e vi solleverò il mondo». Il celebre 'principio di Archimede', da cui derivò la legge sul peso specifico dei corpi, sarebbe stato scoperto dallo scienziato in circostanze singolari. Gerone, re di Siracusa, sospettava che l'orefice che gli aveva fornito la corona, invece di oro massiccio avesse usato una mistura d'oro e d'argento. Il sospettoso re incaricò Archimede, suo amico personale, di scoprire la frode senza però intaccare la corona.
Fu così che Archimede diede inizio a una serie di ricerche e di studi che lo condussero a porre le basi dell'idrostatica. Uomo di scienza e di studi, Archimede venne costretto, suo malgrado, a trasformarsi in inventore d'armi quando Siracusa entrò in guerra con Roma. La lotta sarebbe stata impari e il risultato a favore dei Romani scontato, se Archimede, su continue pressioni di Gerone, non avesse creato delle macchine militari perfette.
Catapulte che lanciavano pietre enormi contro le navi lontane; uncini di ferro che aggregavano le navi più vicine e le sconquassavano; massi che venivano spinti dalla cima delle colline, mediante il sistema della leva, e cadevano sugli invasori; feritoie dalle quali partivano, con un effetto che oggi chiameremmo a mitraglia, nugoli di frecce; specchi dì bronzo che, concentrando i raggi del sole, bruciavano a distanza (ma forse è una leggenda) le navi nemiche: furono queste le macchine da guerra che tennero in scacco i Romani, di gran lunga più potenti, per tre anni.
Cicerone scopre la Tomba di Archimede
Olim, dum quaestor Syracusis sum, Archimedem, insignem illus urbis civem, a pulvere excitavi. Nam sepulcrum eius, ignoratum a Syracusanis, saeptum undique et vestitum vepribus ac dumetis, indagavi. syracusani omnino negabant id esse sed ego tenebam senariolos, inscriptos in eius monumento ex quibus in summo Archimedis sepulcro sphaera cum cylindro posita erat. ego autem omnia oculis collustravi ( est enim apud portam sacram urbis magna frequentia sepulcrorum), et paululum postea columellam non multum e dumis eminentem animadverti. in ea erat sphaerae figura et cylindri. Atque ego statim syracusanis ( erant autem mecum principes civitatis) dixi: "Ecce illud quod quaerebam!". Immissi cum falcibus multi purgaverunt et aperuerunt locum; deinde ad sepulcrum accessimus. Apparebat in illo epigramma fere dimidiatum: erat illud Archimedis sepulcrum.Ita nobilis Siciliae civitas ab homine Arpinati locum monumenti unius insignis civis sui didicit.
Una volta, mentre ero questore a Siracusa, ho tirato fuori dalla polvere Archimede, insigne cittadino di quella città. Infatti ho scoperto il suo sepolcro, ignorato dai Siracusani, ricoperto da ogni parte da rovi e cespugli. I siracusani affermavano che quello non esistesse, ma io ricordavo dei senari, iscritti sulla sua tomba secondo i quali nella sommità del sepolcro di Archimede vi era posta una sfera con un cilindro. Io tuttavia ho scrutato ogni cosa con lo sguardo (vi è infatti presso la porta sacra della città una grande numero di sepolcri), e a poco a poco mi sono accorto di una colonnetta che non sporgeva molto dai cespugli. In quella vi era l'effigie di una sfera e di un cilindro.
E io subito dissi ai Siracusani (erano infatti con me i cittadini più ragguardevoli della città): ecco quello che cercavo! Entrati molti con le falci ripulirono e sgombrarono il luogo, infine entrammo nel sepolcro. Appariva in quello un' iscrizione quasi dimezzata : era quello il sepolcro di Archimede. Così la celebre città della Sicilia conobbe il luogo del monumento di un suo insigne cittadino da un uomo di Arpino.
trattto da: Tusculanae Disputationes" di Cicerone
Trad. Lo Giudice – Ferdico – Castellese IV H